Tempo fa molti giornali riportarono la notizia che la maggior parte dei giovani italiani non sapeva spiegare perché viene la notte; un mio amico con una sagace battuta rispose che si trattava di polluzioni notturne. Questa però non nasconde la tragica realtà che emerge dallo studio: nel nostro paese c'è una diffusa ignoranza scientifica, da cui deriva una diffusa ignoranza tecnologica e una scarsa attitudine all'innovazione. Le cause di questa situazione sono molteplici e stratificate nel corso degli anni: nell'ultimo secolo la scuola italiana ha sempre esaltato con forza il primato delle materie umanistiche su quelle scientifiche e tecniche, con scelte assai sbilanciate dal punto di vista degli insegnamenti e dei programmi, generando la peculiare convinzione che sia accettabile (se non un vezzo) non saper eseguire le più elementari operazioni matematiche o non conoscere i principi della fisica e, addirittura, precludendo di fatto per molto tempo l'istruzione universitaria a coloro i quali provenivano da istituti tecnici. Questo, in un quadro di costante decadenza del valore cultura, ha fatto sì che ci ritroviamo ad essere in pessima posizione negli indicatori sul livello di istruzione scientifica, sugli investimenti per la ricerca e sulla diffusione della tecnologia (status symbol a parte).
Questi tre aspetti sono in realtà molto più interconnessi di quanto potrebbe sembrare: larghe zone del paese soffrono, rispetto ad altri paesi, la carenza di servizi e infrastrutture, da quelle di trasporto, necessarie per la crescita di attività produttive, a quelle informatiche che oramai rappresentano una condicio altrettanto imprescindibile per lo sviluppo economico, nonché per lo scambio di idee e informazioni. Questa situazione ovviamente non può far altro che accentuare il ritardo e la cronica ritrosia delle aziende a innovare i loro prodotti e processi produttivi e quindi ad assumere persone preparate.
Come tutti i circoli viziosi (e una cultura scientifica aiuterebbe anche a comprendere i meccanismi che li regolano), la speranza è che ci sia la forza e la volontà di uscirne, comprendendo che con lo stato attuale delle cose siamo destinati ad un lento ed inesorabile declino economico e soprattutto culturale; tale soluzione tuttavia, non può che passare dalle persone e dalla loro volontà di vedere anche nella preparazione e nel pensiero matematico, scientifico, tecnologico, una via di scampo alla stagnazione economica ed alla concorrenza delle realtà emergenti dell'economia europea e mondiale. Come in tutti i campi, le riforme, gli incentivi e tutti i provvedimenti dall'alto, utili e necessari, non possono essere sufficienti in mancanza di una coscienza del problema e della necessità di risolverlo.
Jacopo.
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