
Ciao sono Franceschina e per questo blog mi occuperò di tematiche che riguardano l’ambiente e l’ecologia, ma anche questioni affini come quella di cui parlerò in questa prima occasione. Si tratta dei gruppi d’acquisto solidale (Gas), ossia quell’insieme d’amici e parenti che, in accordo con i produttori, organizzano appuntamenti mensili per farsi portare la spesa biologica sotto casa, scelta che diventa etica e sostenibile nel momento in cui si favorisce la produzione locale di prodotti coltivati grazie a sistemi propri all’agricoltura biologica, distanti da quelli della grande distribuzione che implica processi di produzione e commercializzazione dei prodotti non propriamente sostenibili. Grazie ai Gas, infatti, si riducono i viaggi dei trasporti delle merci che, per dirne una, partono dal sud, come le arance di Sicilia, sono imballate al nord e vendute al centro Italia. Con i Gas, poi, s’incentiva soprattutto una produzione locale e biologica a dispetto delle culture intensive.
A mandarli avanti è solitamente un gruppo duro di due tre persone che prende gli ordini e contatta il produttore, selezionato in differenti modi: oltre al passaparola si manda ai possibili produttori una scheda da compilare, mentre in altri casi si organizzano delle vere e proprie spedizioni nella fattoria per provare i prodotti e conoscere i gestori. Una volta firmato l’accordo, il gas punta quasi tutto sul rapporto di fiducia con il produttore.
I prodotti acquisiti sono principalmente verdura frutta e carne La differenza tra la carne dei Gas e quella del supermercato è sostanziale. Mentre al supermarket la tendenza è scegliere la carne di primo taglio, con i Gas questo non è possibile perché esiste il cosiddetto taglio unico che obbliga il cliente a fare un acquisto di carne che prevede tutte le parti dell’animale in maniera da non lasciare troppi avanzi di quelle parti dell’animale solitamente meno acquistate perché ritenute meno buone e pregiate.
I Gas dunque favoriscono un acquisto responsabile ed una presa di coscienza su quel che si compra e si mangia. Chi entra a far parte del gruppo si distingue dal semplice consumatore del grande supermercato anche perché si distacca da tutte quelle logiche di mercato che riguardano la grande distribuzione, che hanno effetti nocivi sull’ambiente, come emissione di gas serra per via di fertilizzanti, fenomeni di deforestazione, trasporti, imballaggi, agricoltura industriale chimica, sterilità dei terreni e perdita di sostanza organica degli stessi.
L’agricoltura sostenibile di piccola scala è anche più produttiva perché consente la rotazione delle coltivazioni ed un utilizzo più intelligente del terreno, ma soprattutto i prodotti mantengono le proprietà organolettiche necessarie per un giusto nutrimento, contenendo più proteine o antiossidanti che si perdono nei vari processi di commercializzazione di molti prodotti, come accade alle carote già tagliate vendute in pacchi di plastica. Molti gruppi d’acquisti solidali, poi, coltivano prodotti specifici solo dopo aver ricevuto le richieste in maniera da non creare sprechi, ulteriore problema della grande distribuzione.
Franceschina.
1 commento:
Perchè non provare a proporre un "gas" dell'indian?
Laura
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